Non fumo. Non ho mai fumato. Non attivamente almeno. Di fumo passivo ne ho subito per una vita, a casa come a scuola, all'universita e sul lavoro.
Non trovo che fumare sia un diritto, non in pubblico almeno e non dove a portata di fumo o di odore di fumo ci sia un non fumatore. Tanto al chiuso quanto all'aperto.
Trovo invece sia un diritto riuscire ad entrare ed uscire da un centro commerciale senza sentirsi mancare l'aria nell'attraversamenteo della zona di ingresso. E' quello che succede ormai da qualche tempo, in quasi tutti i nuovi centri commerciali, all'interno dei quali è ovviamente vietato fumare. Agli ingressi si concentrano ormai decine di persone per l'ultima sigaretta prima di entrare e la prima una volta usciti. In queste aree di accesso, quasi sempre chiuse su tre lati e dal tetto l'aria è letteralmente irrespirabile.
Faccio seriamente fatica a capire come chiunque, anche il fumatore più incallito, possa trovare piacevole rimanere alcuni minuti in quella specie di ghetto per tossici.
Primo giorno veramente lavorativo del 2010. Primo proposito dell'anno: non arrivare a fine 2010 accumulando la stessa quartità di carte, appunti, post-it e "cose importantissime che devo leggere lo farò più tardi" che poi impilo senza leggerle come nel 2009.
Da stamani sto mettendo in ordine carte, cavi, cavetti, cd, chiavette usb, device assortiti, memorie flash, nastri dv in ordinatissimi contenitori SAMLA, queli trasparenti dell'Ikea. Per adesso il risultato è vedere moltiplicato per 6 il volume necessario a contenere il tutto.
Non sono troppo ottimista sul risultato, almeno dal punto di vista visivo. Chi passa davanti alla mia stanza mi guarda tra il divertito ed il compassionevole. Vedremo come andarà a finire.
Roma è una città particolare, nella quale le stagioni hanno senso sino ad un certo punto. Può essere inverno a giugno ed estate ad ottobre. Roma è una città spesso pigra, spesso svogliata, con il distacco e l’apatia di chi ne ha viste di ogni colore, e da tanto di quel tempo che gli altri sembrano sempre appena nati. Ogni tanto, come accade ai pachidermi, succede qualcosa per la quale anche a Roma le viene voglia di sgranchirsi, di fare un giro, di provare qualcosa di nuovo lasciandosi portare dalla curiosità. Non sembra esserci un motivo particolare, forse più l’occasione che non lo stimolo, perché siamo pur sempre romani.
In questi mesi sta succedendo questo, qualcosa si sta muovendo. Un po’ a strappi, magari, ma Roma non è più immobile. Complici tanti fattori, alcuni dei quali certo non positivi come una crisi capitata tra capo e collo, c’è stato un piccolo scossone. Molti romani, per ora forse solo degli esploratori ma altri ne verranno, hanno cominciato a guardarsi intorno, a cercare contatti e connessioni, a ragionare su cosa, come e quando almeno virtualmente uscire dalla immobilità. E dalla crisi. Più giovani e non più giovanissimi stanno incominciando a pensare al futuro, in termini di iniziative culturali, sociali, imprenditoriali ed anche di un mix di queste.
Per adesso, il terreno sembra essere quello del digitale, dei social network, dei barcamp, che comunque attraggono da alcuni mesi un numero impensabile di interessati. Presto, e non guasterebbe un po’ di attenzione anche da parte delle istituzioni, ne nascerà qualcosa di solido e duraturo, meno virtuale e più reale. Perché è nella natura dei romani forse più che in altri: dopo un po’ che ci si frequenta online sentiamo il bisogno di incontrarci, fosse anche solo per un caffè ma meglio per una pizza. E possono nascere delle cose, stanno nascendo delle cose.
E a Roma di cose ne possono nascere tante, perché tantissimi sono gli stimoli se solo ci si guarda intorno con gli occhi aperti ed il cervello ben acceso.
[ Publicato su The Hub Roma Blog http://www.hubroma.net ]
Sabato di fine estate, scampoli di sole tra nuvoloni che non preannunciano nulla di buono ed un autunno che si avvicina. Ancora tanta voglia d'estate, di mare, di sole, di abbronzatura che sa di salute. Brutto tempo a Roma, in città, ma - perché no, proviamoci lo stesso - fuga verso Fregene.
Bimbi, Nintendo DS Lite nello zainetto, ancora di salvataggio contro il "mamma, papà, io in spiaggia mi annoio". Sosta dal giornalaio, alle brutte se non c'è sole mi leggo una rivista sotto il tendone del bar, mia moglie scopre che le palline da spiaggia esistono ancora. Certo, niente più ciclisti (son passati quarant'anni) ma campioni di Moto GP. Addio al made in Italy, solo palline cinesi da un dollaro al quintale. Vendute a due euro ogni dieci.
Sguardi dubbiosi e poco interessati di fronte al mio "vedrete bimbi che ci divertiamo, quando ero piccolo io ci passavamo le giornate".
Spiaggia, pista tracciata utilizzando a traino il fondoschiena del figlio più piccolo (piuttosto riluttante a prestarsi, a dirla tutta) e un bel "otto" è pronto. Schicchera dopo schicchera, prima più freddi poi più divertiti, ci prendono gusto, iniziano a litigare, barano sul punteggio, rubano sulla posizione della pallina da cui ripartire dopo un fuoripista. Molto bene, gongolo.
Resisto alla tentazione per qualche giro, poi cedo e scendo in gara con la pallina rossa che avevo sottratto in anticipo al sacchetto.
Si aggiungono altri bimbi, qualche genitore quasi quasi vorrebbe anche lui ma lo coglie la stessa timidezza di quaran'anni prima, per tre ore vanno avanti tiro dopo tiro. Il Nintendo per una volta rimane nello zainetto, quasi dimenticato.
Evviva.