Dopo due settimane di abbandono del giardino a se stesso ho deciso che era ora di fare qualcosa. Tra arance cadute (arance amare), cachi acerbi caduti, aghi di pino e foglie secche a momenti facevo fatica ad estrate in casa senza inciampare. Siccome sono furbo ho pensato di sbrigarmela in un paio d'ore. Siccome ho una persona che segue il giardino (che ora è meritatamente in ferie) era un anno esatto che non prendevo rastrello e scopa di saggina in mano.
Dopo le due ore previste non ero nemmeno ad un terzo del lavoro.
A parte la sudata - resa più copiosa da un improvviso ritorno d'estate a Roma - e la compagnia di zanzare tigre grosse come fenicotteri, ho realizzato che per fare un buon lavoro nei tempi giusti servono metodo, progettazione e pianificazione.
Metodo, perchè se si procedede a casaccio si ripassa tre volte in ogni punto. Progettazione, perchè per pulire il giardino serve un piano operativo preciso. Pianificazione, perchè servono un sacco di cose: guanti da giardinaggio pesanti ma traspiranti (non trovavo i miei, ho preso un paio di gomma e dopo mezz'ora avevo le mani bollite come un cotechino), il rastrello, la scopa di saggina, la scopa da giardino con i peli di metallo che non so come si chiama, un secchio porta sacchi, i sacchi condominiali buoni (non quelli comuni che si trovano al supermercato che si bucano in un attimo), una bottiglia d'acqua fresca a portata di mano, 12 litri di anti-zanzare.
Ora ho sei sacchi pieni di rumenta da buttare, il giardino ha ripreso un aspetto decente (ma devo ancora tagliare quel che è rimasto del prato, lo farò domani) ed io ho un bel mal di schiena. Vado a farmi una doccia e riprendere un aspetto umano.
Ero a Fregene in spiaggia la settimana scorsa. Il figlio più piccolo mi aveva regalato da poco una bella macchia di gelato sulla mia camicia bianca incautamente lasciata sul lettino. Un inutile tentativo di smacchiatura "... usa l'acqua minerale..." aveva prodotto un ulteriore disastro. Avrei pagato il doppio o il triplo del suo valore di mercato per una maglietta pulita, visto il progetto di rimanere a cena in spiaggia con amici.
E invece è passato di tutto, venditori senegalesi, marocchini, egiziani, cinesi mi hanno offerto ogni genere di mercanzia: collanine, occhiali, cappeli, parei, sottopiede in misto-cotone, aquiloni, sculture il legno, libri di cucina e fiabe africane, pistole sparabolle, bikini, piante di plastica con uccellino canterino a batteria, sfere multicolori per illuminare cene romantiche, finti rolex, finti omega, finti braccialetti powerqualcosa per curare ogni malattia nota, cerotti magici e - ovviamente - copriletto matrimoniali per quando tornerà il fresco. Una maglietta pulita con un disegnino invece no, nulla da fare.
Ho visto una umanità multirazziale, carica come muli delle proprie paccottiglie, fare avanti e indietro sulla spiaggia per ore senza vendere un solo pezzo dei quintali di roba trasportata. E mi sono domandato, intanto che riprovavo a smacchiare il cioccolato, chi fosse il genio che crea l'invendibile campionario di tanta povera gente.