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un blog di Alessandro Nasini

Facebook, ma solo per cazzeggio...

Nelle ultime settimane mi è capitato due o tre volte di ricevere email da persone che reputavo "del ramo", se non proprio dei guru (ognuno di noi è intimamente convinto di essere più guru degli altri) almeno degli "introdotti".

In queste email, il tono era fondamentalmente lo stesso: poi ti scrivo meglio su Linkedin... tengo Facebook solo per il cazzeggio e basta. Boh.

Le cose sono due: o non capisco più nulla io - e dopo tutti questi anni immerso in queste cose sarebbe un bel guaio - oppure altri stanno prendendo un abbaglio. Non mi riferisco a sprovveduti a digiuno di web e dintorni, parlo di consulenti piuttosto quotati di aziende serie. Personalmente, posso dire con certezza che negli ultimi due mesi da Linkedin non è uscito un solo contatto interessante (di lavoro, di discussione, di scambio, di  non so che...) mentre su Facebook le cose vanno decisamente molto meglio. Alcuni progetti, almeno una decina di contatti "caldi", sei-sette incontri de visu per discutere di aspetti operativi.

A questo punto sono piuttosto indeciso, anche perchè con alcuni dei "civediamosulinkedin" si stavano facendo ragionamenti seri e c'erano in ballo questioni di lavoro; mi hanno gelato.

Ho deciso di approfondire, trovando purtroppo in più d'uno dei loro profili su Facebook foto, link, gruppi, video e frasi veramente imbecilli. Intendiamoci, nulla di così tremendo ma comunque cose che francamente sarebbero più adatte ad un goliarda liceale che a un professionista quarantenne o più. Se vogliono fare i simpatici, sono poco divertenti ed un po' passati. Se sono veramente come appaiono, forse varrebbe la pena di far raffreddare i rapporti sino a dimenticarsene.

Per ora rimango sul vago, poi vedrò che fare.

Commenti (2) -

  • antonella

    30/12/2008 15:02:31 | Rispondi

    Eh si, facciamo tutti gli schizzinosi con Fb e poi siamo sempre tutti li. Non conosco Linkedin, ma ho capito di cosa si tratta: una rete nata per favorire e  intensificare le relazioni professionali.
    Sinceramente, credo che la "trasversalità" sia la chiave del maggior successo di Fb. E' vero si cazzeggia, si mette il naso nelle conversazioni altrui, nelle relazioni altrui, nelle foto altrui: vero VOYEURISMO, ne siamo tutti più o meno affetti, anche inconsapevolmente. Però, mentre si fanno tutte queste cose disdicevoli, improvvisamente -zac!- siamo folgarati da una frase, un ricordo, un nome che evoca sentimenti, amicizie, passioni...e sembra che sia impossibile fare a meno di questo strumento, che ci regala emozioni sepolte sotto anni di oblio!
    Non solo, data la scarsità di tempo e la difficoltà degli spostamenti nelle grandi città, ci permette di scambiare pensieri, opinioni, spunti di riflessione  con chi difficilmente possiamo incontrare, tra un cazzeggio e l'altro.
    Io non ho,  come capita ad alcuni, anche per la tv - un atteggiamento snobbistico riguardo questo mezzo. Trovo che sia prezioso, ma che dobbiamo imparare a darci delle regole.
    Forse si esagera con la confidenza, nel darla e nel negarla; con la condivisione di cose personali;ma gli strumenti per  proteggere la nostra privacy ci sono, e si può rimediare.

  • Giovanni

    03/01/2009 11:44:13 | Rispondi

    Credo anch'io che molte persone sottovalutino, o valutino erroneamente, alcune forme di comunicazione via Internet. Io "bazzico" sul web da una quindicina d'anni, e ci sono sempre stati quelli che considerano tale ambito un'occasione per trasformarsi in qualche personaggio diverso dalla loro "identità reale", a partire dal semplice uso di pseudonimi fino al fingersi persone di sesso diverso o con una storia fittizia.
    In altri casi, come quelli che citi, forse si tratta anche semplicemente di persone umanamente banali o interamente diverse da come possono apparire professionalmente.
    Credo che un professionista sia una persona strutturata per operare in modo professionalmente efficace, ma non necessariamente acuta, astuta, intelligente o sagace nel quotidiano. Anzi, ho avuto esperienze di ottime persone che era meglio perdere che trovarle in ambito professionale, come peraltro con molte persone con le quali lavoro con successo non condividerei molto più tempo di quello che si può passare durante una bevuta al bar dopo un impegno di lavoro.
    Tornando ai siti "sociali" citati nel tuo post, certamente Facebook propone più un "taglio" da "tempo libero" mentre Linkedin credo sia ottimo come presentazione professionale, una sorta di CV/biglietto da visita "on steroids", ma d'altra parte poco "sociale" per la sua natura (di recente hanno cercato di renderlo più collaborativo, ma sembra un'estensione posticcia la cui efficacia è ancora da valutare).
    Altri ambienti, p.es. Plaxo, cercano di fare da "ponte" tra siti personali come Facebook e siti professionali come Linkedin. Poi ci sono Twitter, Orkut, Yahoo 360 e via dicendo, tutti modi per esprimerci nei modi che riteniamo più consoni in relazione all'ambiente circostante.
    Non credo però ci sia particolare voyeurismo o esibizionismo, né più né meno di quanto ce ne fosse nelle piazze di paese quando si parlava di tizio o caio, ed anche nella vita "fisica"  il vestirsi o l'atteggiarsi in modo particolare non necessariamente deve essere manifestazione appunto di esibizionismo, ma semplicemente manifestazione di quella forma che sola può dare un aspetto alla "sostanza", che appunto non si manifesta se non in qualche forma.
    Poiché sul web manca la fisicità ci può essere chi si rappresenta in modo interamente fittizio, ma questo poteva anche capitare tra "pen friends" decine d'anni fa o ai tempi in cui la comunicazione per lettera era comune anche tra familiari lontani, e l'uso di pseudonimi è diffuso anche in ambito giornalistico.
    Si tratta quindi di nuovi canali di comunicazione, con molti aspetti non così diversi da quelli "tradizionali", che ognuno usa come crede per dare quella complessiva immagine di sé che ognuno ha per ciascun altro, e poiché chiunque è appunto qualcuno per qualcun altro, la molteplicità di identità è un ineludibile caratteristica della socialità. C'è poi chi cerca di massimizzare la somiglianza tra queste molteplici identità, e chi cerca invece, tendendo ad una forma consapevole di "schizofrenia", di costruire personaggi estremamente distinti pur  emanati da un singolo individuo corporeo.
    Tutto ciò comunque dovrebbe aver poca relazione con l'efficacia con la quale una persona partecipa ad un progetto di lavoro.
    Così come credo che le biografie aggiungano poco o nulla alla validità di un filosofo, che si manifesta per ciò che scrive o dice di filosofia, credo che poco si possa giudicare da una pagina di Facebook o da un blog non professionale.
    Il buon senso dovrebbe far evitare certi estremi in considerazione della natura pubblica dei siti web e data la limitata possibilità di "ritagliare" le informazioni per uno specifico sottoinsieme di persone, sapendo che appunto c'è chi legittimamente valuta le persone anche per la musica che ascoltano, ma, per esempio, io non cercherei di costruire progetti di lavoro via Facebook, non più di quanto lo farei al bar sotto casa o nella piazza di quartiere. Certo, anche da lì un giorno potrà nascere una proposta professionalmente interessante, ma Facebook, il bar o la piazzetta non sono "pensati" per questo, o comunque la maggior parte delle persone che lì si ritrovano non ne fanno un uso professionale.
    Insomma, non credo alle persone "tutte d'un pezzo", siamo "uno, nessuno e centomila" e per un progetto di lavoro bisogna solo capire se tra i "centomila" aspetti di una persona ve ne sia almeno uno adeguato ad uno specifico progetto professionale, che permetterà al progetto di avere più successo di quanto ne avrebbe se affrontato con una persona di ottima "caratura" ma poco efficace allo scopo.

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