Dopo due settimane di abbandono del giardino a se stesso ho deciso che era ora di fare qualcosa. Tra arance cadute (arance amare), cachi acerbi caduti, aghi di pino e foglie secche a momenti facevo fatica ad estrate in casa senza inciampare. Siccome sono furbo ho pensato di sbrigarmela in un paio d'ore. Siccome ho una persona che segue il giardino (che ora è meritatamente in ferie) era un anno esatto che non prendevo rastrello e scopa di saggina in mano.
Dopo le due ore previste non ero nemmeno ad un terzo del lavoro.
A parte la sudata - resa più copiosa da un improvviso ritorno d'estate a Roma - e la compagnia di zanzare tigre grosse come fenicotteri, ho realizzato che per fare un buon lavoro nei tempi giusti servono metodo, progettazione e pianificazione.
Metodo, perchè se si procedede a casaccio si ripassa tre volte in ogni punto. Progettazione, perchè per pulire il giardino serve un piano operativo preciso. Pianificazione, perchè servono un sacco di cose: guanti da giardinaggio pesanti ma traspiranti (non trovavo i miei, ho preso un paio di gomma e dopo mezz'ora avevo le mani bollite come un cotechino), il rastrello, la scopa di saggina, la scopa da giardino con i peli di metallo che non so come si chiama, un secchio porta sacchi, i sacchi condominiali buoni (non quelli comuni che si trovano al supermercato che si bucano in un attimo), una bottiglia d'acqua fresca a portata di mano, 12 litri di anti-zanzare.
Ora ho sei sacchi pieni di rumenta da buttare, il giardino ha ripreso un aspetto decente (ma devo ancora tagliare quel che è rimasto del prato, lo farò domani) ed io ho un bel mal di schiena. Vado a farmi una doccia e riprendere un aspetto umano.