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un blog di Alessandro Nasini

Passaparola

Nel bel mezzo della festa dei sette anni di mio figlio, tra un rovesciamento di Coca-Cola ed un pezzo di pizza spiaccicato sul pavimento, mi sono trovato a chiacchierare di Facebook con uno dei genitori venuti a recuperare il pargolo. Con la poca voce rimasta (buona parte della quale spesa per convincere il figlio del genitore a non sradicarmi i lampioni del giardino...) abbiamo dicusso di cosa sia oggi il passaparola, ai tempi dei Social Network.

Gli ho proposto un giochino (ma come in molti dei miei giochini, facevo sul serio..), ovvero provare ad elencarmi dieci prodotti o servizi provati di persona, dei quali fosse talmente soddisfatto da caldeggiarli incondizionatamente. Tanto convinto da consigliarli al suo migliore amico o peggio ancora a giocarcisi la sua credibilità professionale. Un'auto? Un telefonino? Un ristorante? Un capo di abbigliamento? Quello che voleva, ma dieci consigli.

Beh, abbiamo fatto il giochino insieme ed non siamo riusciti ad andare oltre i sette prodotti (il genitore) ed i sei prodotti (io). Allargando il ragionamento (con un certo salto, lo riconosco...) ad altre mie note, mi chiedo: come la mettiamo con la "generazione del valore" di cui molti parlano riferendosi alla presenza (leggasi opportunità)  delle Aziende sui Social Network? Se il valore non c'è? Se il valore non è sufficiente a reggere le gioie ed i dolori del passaparola, cosa succede? Quanto un'azienda deve guardarsi dentro (ed al proprio portafoglio prodotti) prima di pensare di esporsi sui SN? Un sacco di domande, alle quali provare a rispondere. Per gioco, ma mica tanto.

Chi vuole 1 Euro in regalo?

Ho deciso di dar via ad una mia personale e probabilmente inutile battaglia contro il gratis ed ho stabilito anche un sontuoso budget per il primo mese di lotta: 10 Euro.

Il piano è semplice: donerò 1 (uno) Euro ciascuno ai primi dieci (10) siti che vorranno autosegnalarsi quali meritevoli di attenzione per la qualità dei loro contenuti. Inviterò i miei contatti a fare altrettanto. Continuerò a  farlo per i prossimi sei mesi, intanto per cominciare.

Perché lo faccio? Per una ragione molto semplice: non mi piace in concetto di gratis. Perché è gratis prendiamo due copie della free-press di quartiere, tre matitine all'IKEA, sette tovagliolini per involgere il tramezzino al bar e 25 segmenti di carta igienica nel bagno dell'ufficio. Con la stessa leggerezza, scarichiamo duecento video dai vari *tube, mille brani più o meno legalmente, per non parlare del software: meglio non farsi mancare nulla e fare le formiche. Tanto è gratis.

Non necessariamente le cose costose hanno anche un valore - potrei intratterervi con un lunghissimo elenco di esempi - ma certo il sapere che tutto ha un valore (anche se minimo) porta a considerare molte cose in modo diverso. E a non accumulare "cose" che poi non avremo nemmeno il tempo di utilizzare.

Sul web, dove trascorro buona parte del mio tempo, ci sono un sacco di siti interessanti, alcuni molto interessanti, assolutamente gratuiti ma che con un minimo contributo periodico (o una-tantum) da parte di una ragionevole percentuale dei frequentatori potrebbero fare un salto di qualità. Intanto comincio io. Con 10 Euro.

Chi ci sta, metta il dito quì sotto!